drammaturgia, regia e interpretazione Elena Bucci
musiche originali eseguite dal vivo Christian Ravaglioli
luci Roberto Passuti - registrazioni, drammaturgia sonora e cura del suono Raffaele Bassetti - collaborazione al progetto Nicoletta Fabbri - scene Nomadea - costumi Marta Benini
produzione Le belle bandiere
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi
si ringrazia il Teatro Comunale di Russi
Ho incontrato Eleonora Duse da ragazza, attraverso le sue lettere tutte
segni, linee, esclamativi, come se avesse voluto lasciare traccia della
sua voce.
Quando abbandonai la compagnia del mio maestro Leo de Berardinis per cercare la mia strada, mi chiusi in un palazzo abbandonato sperduto tra le campagne per studiarla e farmi guidare. Non immaginavo che ne sarebbe nato uno spettacolo - ‘Non sentire il male - dedicato a Eleonora Duse’ - che ha viaggiato per anni in Italia e all’estero, in teatri prestigiosi, spazi indipendenti, ville, luoghi d’arte e ancora mi accompagna cambiando con me. Accanto a lei, maestra fantasma, ho viaggiato nel teatro del passato per cercare di capire dove andare: i suoi scritti, le foto, i documenti, i racconti dei testimoni mi hanno restituito la figura di un’artista rivoluzionaria che ha fatto esplodere convenzioni, conformismi e regole, nell’arte e nella vita. Mi ha infuso un coraggio e ha risvegliato un'allegria che ancora vivono in me.
Approdai anche a quel luogo di magie che è la Fondazione Giorgio Cini, dove la cangiante Stanza di Eleonora, voluta e curata da Maria Ida Biggi e Marianna Zannoni, continua a raccontarci di lei. Da qui sono ripartita ora, cercando l’anima di un lavoro nuovo ispirato a quel misterioso periodo della sua vita nel quale, in nome di una ricerca d’arte e di verità, abbandonò il teatro per andare verso il cinema, le altre arti, le vite altrui. Riprendo in mano i documenti e i libri e mi accorgo che parlano con voci diverse: il tempo passato mi rivela sfumature che prima avevo soltanto intuito. La mia maestra di un tempo non finisce di sussurrarmi domande e con il suo esempio mi invita a cercare la nota vera sotto la superficie, l’essenza, la visione, il sogno.
A questo punto del mio cammino mi faccio accompagnare mentre, osservando la violenza e l’avidità che distruggono il pianeta e la pace dei suoi abitanti, mi interrogo sul rapporto tra arte e vita e sull’oblio che avvolge i maestri e la storia. Cerco di allacciare gioia, dolore e coscienza per cercare in fondo ad ogni tragedia il segreto che restituisce la voglia di ricominciare.
Quando abbandonai la compagnia del mio maestro Leo de Berardinis per cercare la mia strada, mi chiusi in un palazzo abbandonato sperduto tra le campagne per studiarla e farmi guidare. Non immaginavo che ne sarebbe nato uno spettacolo - ‘Non sentire il male - dedicato a Eleonora Duse’ - che ha viaggiato per anni in Italia e all’estero, in teatri prestigiosi, spazi indipendenti, ville, luoghi d’arte e ancora mi accompagna cambiando con me. Accanto a lei, maestra fantasma, ho viaggiato nel teatro del passato per cercare di capire dove andare: i suoi scritti, le foto, i documenti, i racconti dei testimoni mi hanno restituito la figura di un’artista rivoluzionaria che ha fatto esplodere convenzioni, conformismi e regole, nell’arte e nella vita. Mi ha infuso un coraggio e ha risvegliato un'allegria che ancora vivono in me.
Approdai anche a quel luogo di magie che è la Fondazione Giorgio Cini, dove la cangiante Stanza di Eleonora, voluta e curata da Maria Ida Biggi e Marianna Zannoni, continua a raccontarci di lei. Da qui sono ripartita ora, cercando l’anima di un lavoro nuovo ispirato a quel misterioso periodo della sua vita nel quale, in nome di una ricerca d’arte e di verità, abbandonò il teatro per andare verso il cinema, le altre arti, le vite altrui. Riprendo in mano i documenti e i libri e mi accorgo che parlano con voci diverse: il tempo passato mi rivela sfumature che prima avevo soltanto intuito. La mia maestra di un tempo non finisce di sussurrarmi domande e con il suo esempio mi invita a cercare la nota vera sotto la superficie, l’essenza, la visione, il sogno.
A questo punto del mio cammino mi faccio accompagnare mentre, osservando la violenza e l’avidità che distruggono il pianeta e la pace dei suoi abitanti, mi interrogo sul rapporto tra arte e vita e sull’oblio che avvolge i maestri e la storia. Cerco di allacciare gioia, dolore e coscienza per cercare in fondo ad ogni tragedia il segreto che restituisce la voglia di ricominciare.