RECITA DELL'ATTORE VECCHIATTO NEL TEATRO DI RIO SALICETO

di Gianni Celati

con Elena Bucci e Claudio Morganti

produzione Compagnia 47 - Le belle bandiere
debutto: 2 ottobre 2014, Teatro Magnolfi, Prato
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Una lapide posta sopra il portone del municipio di Rio Saliceto riporta queste parole:

RIO SALICETO - che cacciò il mostro nazifascista - da queste terre da queste case - da questo pane da questo sangue - GIURA - ai sette figli annientati nei lager - ai ventuno caduti combattendo - per la certezza dello splendido aprile - di lottare unito come ieri come sempre - perché il mostro non torni.

Invece nel teatro comunale "Montanari" le balaustre dei loggiati contengono pannelli lignei del pittore Luigi Pillitu e non raffigurano mostri ma musicisti e commedianti.
È proprio sul palcoscenico di questo teatro che, nel 1988, il grande attore Vecchiatto e sua moglie Carlotta salgono per l'unica (ed ultima!) recita italiana. Ma le cronache riportano che nel 1988 il teatro Montanari era chiuso al pubblico! Chiuse infatti nel 1970 e riaprì completamente restaurato nel 1993, anno della morte di Attilio Vecchiatto.
(Beffardo destino!)
Dunque Vecchiatto, nell'ormai lontano '88 sbagliò davvero luogo, come spesso lui ripete a sua moglie nel testo di Celati?
La mia ipotesi è che, forse, l'impresario Normanno Gobbi organizzò la recita all'interno dei locali del centro culturale intitolato all'industriale Wildmer Biagini e non nel teatro comunale!
Ecco spiegata l'assenza totale di pubblico, il vuoto siderale di fronte al quale si ritrovarono i due attori in quella sera del 1988.
Ma in quel teatro vuoto Vecchiatto capì e a modo suo dichiarò che la fine dell'arte drammatica apriva la strada al ritorno del mostro.
(Profetico Vecchiatto!)
Quel mostro oggi bussa prepotente alle nostre porte annientando in tutti noi "la certezza dello splendido aprile".
(Qualcuno dice che la storia di questo attore è inventata, ma l'invenzione è la realtà degli artisti e Vecchiatto è spirito e carne di tutti gli attori, ne è emblema, spietato simbolo e dunque, a mio avviso, dovrebbe essere anche il nostro patrono.) 

Lo scritto precedente risale all’anno 2014, quello che segue è scritto ora.
E chissà se oggi quella lapide sopra il portone del municipio di Rio Saliceto esiste ancora?
Se c’è ancora, obsoleta ed anacronistica, racconta una storia che verrà presto distorta e sepolta dalla violenza.
Se c’è ancora, tra quanto tempo verrà rimossa? Ci penseranno le istituzioni? O qualche solerte, notturno gruppetto cittadino?
Attilio e Carlotta Vecchiatto tornano così nel teatro di Rio Saliceto. Ancora una volta si chiedono dove sono finiti ed altro non possono fare se non celebrare il definitivo ritorno del “buio della notte dell’anima”. (Claudio Morganti)