PAGLIACCI ALL'USCITA

da Leoncavallo a Pirandello

di e con Roberto Latini
e con Elena Bucci, Ilaria Drago, Savino Paparella/Marco Sgrosso, Marcello Sambati
musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
regia Roberto Latini

produzione La Fabbrica dell’Attore/Teatro Vascello – Compagnia Lombardi Tiezzi
con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)

debutto: 29 settembre-8 ottobre 2023, Teatro Vascello, Roma
___

“Pagliacci”, dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo, con debutto a Milano nel 1892 e “All’uscita”, l’atto unico che Pirandello definisce “mistero profano”, andato in scena a Roma per la prima volta, nel 1922.
Sono due testi molto diversi per stile e contenuto, ma capaci di una comune sensazione che li rende profondamente accostabili: il primo è immerso nel Verismo di fine ‘800, nella trama spietata del delitto d’onore e d’amore, il secondo è una parabola metafisica, quasi filosofica. Sembrano, per struttura e doti, collocabili da una parte all’altra di un ponte ideale, fondamentale per la letteratura teatrale, che a cavallo dei due secoli, riesce a trasformare i percorsi sintattici in prospettive drammaturgiche; uno accanto all’altro, creano un terzo materiale, indipendente, per evocazione e compromissione: il sipario metateatrale che Pirandello aprirà sul nuovo secolo, viene scucito da Leoncavallo nel suo Pagliacci.
Insieme, sono una dichiarazione d’indipendenza tra il Verismo e il teatro borghese.
Il Teatro nuovo è all’indomani di una giornata di sole e coltello e di un notturno di cimitero e ombre. All’uscita da Pagliacci, è il vero appuntamento. (O da dove abbiamo mosso il nostro mare).
Quanto le scritture sceniche semineranno e raccoglieranno da lì in poi, nei nuovi cicli del Teatro, dei Teatri, sarà ciò che ci porterà nelle traiettorie del contemporaneo e in quel concetto di drammaturgia che oggi vanta una prossimità col linguaggio, più della regia stessa, o dell’occhio esterno, come indicato in tanti casi.
La drammaturgia, allora, l’occhio interno, è quanto effettivamente in esplorazione, in esplosione. Lo abbiamo imparato sezionando il concetto, la funzione, le sfumature e le possibilità. Abbiamo moltiplicato l’occasione e l’abbiamo sollecitata, in lungo e in largo.
Abbiamo ammesso i concetti di drammaturgia del testo, del suono, della scena. Abbiamo riscritto le parole originali e riscritto anche le riscritture.
Ci siamo dotati di nuovi strumenti per cercare di definire l’indefinito e lo abbiamo fatto portandoci in proscenio, dove finisce il palco e comincia il Teatro.
Nella frequentazione del confine, la prassi è il centro e la sua periferia.
Vorremmo comprometterci, letteralmente, oltre le barriere di genere che abbiamo costruito o contribuito a creare, per necessità o politica, ridefinendo il punto di vista, attraverso il punto dello sguardo. Fluidamente. (Roberto Latini)

Il teatro di Radio3    presentazione VenerdìdiRepubblica    recensione GBOpera    recensione MaddiMagazine    recensione Eora:Teatro!    recensione GaiaItalia    recensione Accreditati    recensione Circo    recensione CriticaTeatrale    recensione GothicNetwork    recensione ModulazioniTemporali    recensione L'Espresso    recensione HuffingtonPost    servizio RaiNews24    servizio ReteOro    recensione Banquo    recensione Spettacoliamo    recensione 2duerighe    recensione liminateatri    recensione Vespertilla    recensione ilMessaggero    recensione teatroecritica    recensione CorSera