elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci
musica in playback Luigi Ceccarelli
con registrazioni di Michele Rabbia e Paolo Ravaglia
disegno luci Loredana Oddone, rielaborazione site specific Max Mugnai - cura e regia del suono Raffaele Bassetti - assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri - scene Elena Bucci, Loredana Oddone - costumi Elena Bucci, Marta Benini e Manuela Monti - foto Luca Concas, Salvatore Pastore, Patrizia Piccino - documentazione video Stefano Bisulli - si ringrazia il Teatro Comunale di Russi per l’ospitalità
produzione
Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con Le belle bandiere -
si ringraziano Campania Festival e Ravenna Festival - produzione musicale
Edison Studio, Roma
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Comune di Russi
debutto versione in solo con musiche registrate: Torino Teatro Astra - TPE, 10 marzo 2022
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La prima vittima dei tiranni / è il loro spirito. / Prima a quello / mettono le catene.
(Aléxandros Panagulis, Vi scrivo da un carcere in Grecia, 1974, Rizzoli)
scheda sintetica
Grazie Oriana perché scrivendo la vostra storia d’amore e libertà hai vinto la morte.
Grazie Alekos perché distillando versi nella solitudine della tua prigionia hai vinto il dolore.
Grazie alla vostra scrittura io che non so cosa siano la guerra, la dittatura,
la censura, la tortura, io sono con voi, sono voi, nella lingua e nella
spada.
Alekos trova nella poesia una cura per resistere alla violenza della tirannia e del carcere; Oriana fa del suo lutto un libro. Irriducibili, spesso isolati e solitari, mai vinti nella vitalità e nell’energia, trasformano il dolore in scrittura, memoria di tutti, un tesoro al quale attingere quando manca il coraggio.
Quando, dopo la maturità, partii per un viaggio in Grecia, portai con me il libro dove Oriana Fallaci racconta dell’incrocio del suo destino con quello di Alekos Panagulis. Persa in quella terra polverosa e profumata, fra templi, paesaggi marini e città caotiche e nere, ritrovavo le vite di Oriana e Alekos, in lotta contro il conformismo e le bugie, irriducibili, ostili per natura e disciplina al potere e alla tirannia. Si narrava di amore e di lotta, della solitudine degli eroi e della loro forza poetica, dell’allegria e della disperazione degli spiriti liberi. Ora capisco meglio quanto sia anche una vigorosa celebrazione del lutto attraverso la scrittura, una testimonianza che resiste all’oblio. “La politica è un dovere, la poesia un bisogno. È un urlo che non si può soffocare, l’ansia di un istante che non si può dimenticare. Allora cerchi carta e matita per fermarlo.” Scrive Alekos nel carcere, su qualsiasi cosa trovi, per non perdersi. Anche per Alekos la scrittura è medicina che salva quando il mondo sembra impazzito. È un’arma e uno scudo. Da essa trae la forza di ridere dei propri aguzzini, di prenderli in giro, di sopportare la solitudine della sua ricerca di libertà e verità. Mi pare di trovarvi anche il sollievo per non essere diventato un assassino, quando la sua ribellione alla tirannia non gli porgeva altra soluzione che l’attentato, proprio lui che non sapeva vendicarsi nemmeno dei suoi aggressori. I suoi libri con la prefazione di Pasolini sono ormai introvabili. Sembrano passati secoli, ma le domande sono vive. Resiste anche la volontà gioiosa di resistere alla violenza e alla paura con la pratica del pensiero, dell’arte, della scrittura. Mi affido all’intuito drammaturgico e alla sensibilità del compositore Luigi Ceccarelli, al talento dei musicisti Michele Rabbia e Paolo Ravaglia e alla sapiente e partecipe regia del suono di Raffaele Bassetti e Andrea Veneri. La musica crea uno spazio tempo sospeso dove posso immergermi in altre esistenze, storie, luoghi e sfrangiare i limiti della mia identità. In un continuo scambio tra appunti, improvvisazione e riscritture, la drammaturgia si innesta sulle comuni radici di musica e teatro. Le luci di Loredana Oddone disegnano nello spazio quasi vuoto una piccola prigione che può diventare Atene, Firenze, il mare, la spiaggia, un’anima, l’infinito. Non uso le parole di Oriana Fallaci, non strappo brani da un libro perfetto, ma provo a raccontare con parole mie di lei e di lui, di quell’epoca, dell’entusiasmo per alcuni artisti – eroi? - che vissero l’orrore della dittatura senza piegarsi, cantando: nella lingua e nella carta è la loro spada. Grazie a loro allargo il mio sguardo di fortunata nata in tempo di pace fino al limite del buio che si avvicina. (EB)
note intorno al progetto musicale
Negli anni in cui si svolgeva la vicenda di Alekos Panagulis contro la
dittatura greca e la sua storia veniva dibattuta dalla stampa di tutto
il mondo ero un giovane ventenne. In quell’epoca di forte
ideologizzazione che rendeva spesso il clima sociale cupo e torbido, la
figura di Panagulis si stagliava per la forza lucida e la grande
emotività del suo pensiero, raccontata soprattutto con efficace
coinvolgimento da Oriana Fallaci. Quello che mi impressionava molto in
lui, ciò che lo rendeva ai miei occhi una persona straordinaria, era
come l’ideale di libertà fosse talmente necessario da rendere
sopportabile perfino ogni tipo di violenza fisica e psicologica, la
dimostrazione di come il perseguimento di un ideale potesse andare anche
oltre la propria vita.
Oggi sono passati quasi cinquant’anni da allora e il mondo è molto
cambiato. Così, quando mi è stato proposto di creare un’opera di teatro
musicale su Alekos Panagulis, ero inizialmente un po’ perplesso, la sua
figura mi sembrava ormai scolorita dal tempo e dal tramonto di molte di
quelle ideologie.
Invece, con sorpresa, rileggendo le sue poesie e la sua storia mi sono
reso conto di come quel pensiero ancora oggi rimanga intatto, di come
quel carico di energia vitale prepotente possa essere ancora necessario
ed attuale, dopo la necessaria opera di depurazione del tempo. E anzi,
più oggi che allora, il desiderio di democrazia e di libertà perseguito
con così tanta emotività da Panagulis ci trasmette un desiderio di
partecipazione positivo. Proprio quella stessa partecipazione che i
media attuali sembrano concederci sempre più ma togliendoci del tutto
l’entusiasmo.
Come affrontare questo tema dal punto di vista musicale, come rendere la vitalità contenuta nei testi di Alekos Panagulis?
Innanzitutto trasformando il racconto e la poesia di Alekos in “suono”,
cercando di rendere ancor più percepibile l’espressività di ogni
elemento fonetico, che Elena interpreta magistralmente, e che
l’elaborazione digitale può rendere ancora più emozionale: nella
moltiplicazione della voce fino a farla diventare un coro, nella
creazione di uno spazio tridimensionale che porti il pubblico ad
immergersi nei versi e non a guardarli solo dalla rassicurante distanza
della platea, cercando di portare il testo nella dimensione
iper-realistica di una performance di teatro musicale contemporaneo.
E poi costruendo un progetto dove i musicisti non eseguono una partitura
precostituita e immutabile, ma in cui ogni strumentista contribuisce,
con la condivisione della propria identità musicale alla costruzione
della partitura generale. Paolo Ravaglia e Michele Rabbia non sono
semplicemente esecutori, ma interpreti e creatori all’interno di una
struttura in cui testo, voce e suono dialogano tra loro combinandosi
senza perdere la loro individualità.
Sullo sfondo ovviamente, a far da riferimento, c’è spesso la musica
greca con le sue tradizioni di libera convivenza che ci riporta a quella
terra di cui Panagulis è figlio. Non certo quella musica insistente da
sottofondo turistico che, come in ogni località del mondo, ci ronza
intorno perennemente, ma quella musica che è forse la più antica della
civiltà mediterranea e che meglio di tutte ha saputo fondere le culture
con cui è venuta a contatto. Ascoltando la musica greca d’arte ci si
rende conto che siamo di fronte alla sintesi perfetta tra la musica
latina, la musica araba e quella balcanica. Quella sintesi che la musica
di oggi è sempre più abituata a fare. Una musica che non appartiene più
ad un genere musicale, ma che, forse utopisticamente, è ad un livello
superiore, una sintesi che identifica tutti in un unico linguaggio
comune. (Luigi Ceccarelli)