MARE

di e con Francesca Pica

tratto da "Donne di mare", "La danza delle streghe" e “I confini irreali delle Eolie” di Macrina Marilena Maffei

supervisione Elena Bucci
scenografia e costume Domenico Latronico - luci Simona Parisini - sarti Rita Rubino e Marco Serrau - assistente all’allestimento Valerio Pietrovita
progetto tutorato da Le belle bandiere con il patrocinio morale del Comune di Lipari, con il sostegno del Teatro Trastevere

debutto: 4 agosto 2018, Tonnara Maria Antonietta, Cetara, rassegna Teatri in Blu

Sinossi
Storie vere di fatti straordinari, successi realmente, documentati. Forse dimenticati.
Se ci credi, esiste.
Una donna fa un sogno, inizia a parlarne e scivola in una notte nera, in una piccola isola, in una piccola spiaggia di sassi, dove una donna incinta aspetta che il marito la raggiunga per poter tirare la rete a terra e recuperare il pescato. Nell’attesa il tempo e lo spazio si dilatano, realtà e fantasia si confondono. Visioni, incontri inaspettati, viaggi e ricordi aprono la possibilità a cose impossibili. Miti, simboli e figure arcaiche, ora amichevoli ora minacciose, svelano le isole Eolie e la loro feroce bellezza, tra storie di majare, pescatrici e serpi con i capelli. Il parto irrompe all’improvviso assottigliando irrimediabilmente il confine tra l’ordinario e lo straordinario, fino a fonderli. Mare è un gioco di scatole cinesi in cui vita e morte vegliano l’una sull’altra tra le onde, in un eterno presente che muta ogni cosa e la lascia com’è.

Note
MARE è la storia di un mondo fatto tanto di stenti quanto di mistero. Il lavoro di drammaturgia parte dalla rielaborazione del patrimonio narrativo orale delle Isole Eolie, salvato dall’oblio dall’antropologa Macrina Marilena Maffei. L’insieme delle narrazioni e delle figure sovrannaturali che fanno parte di questa realtà arcaica e primordiale hanno un grande fascino e riescono ad evocare e affrontare argomenti complessi, travalicando il tempo storico e lo spazio geografico e per questo, in maniera del tutto naturale, sono diventate lo sfondo e il collante dell’intera narrazione. La protagonista è una pescatrice. Nel 2018 sono state insignite dell’onorificenza al Merito della Repubblica quattro pescatrici eoliane. A differenza di quanto si crede, e cioè che il mare e la pesca siano lavori relegati alla sfera maschile, fino alla metà del ’900 donne eoliane hanno sfidato quotidianamente il mare, a remi o a vela, di notte e di giorno, anche senza i loro mariti o fratelli, da sole o organizzate, addirittura incinte o con i loro bambini appena nati, per mantenere sé stesse e le loro famiglie. Da qui la curiosità di indagare, ricucire, ricostruire, immaginare la loro vita, avventurandomi nella scoperta di un’odissea al femminile. Man mano che congegnavo l’orizzonte della mia pescatrice mi si è rivelato un mondo in cui la delicatezza e la leggerezza dei culti contrasta una quotidianità cruda e rigida, fatta di grandi fatiche e di continue vessazioni. Questa ambiguità ha portato ad intendere il lavoro come se fosse un gioco di scatole cinesi in cui vita e morte vegliano l’una sull’altra tra le onde, in un eterno presente che muta ogni cosa e la lascia com’è.