regia, drammaturgia e interpretazione Elena Bucci
luci Max Mugnai - cura del suono e musiche Raffaele Bassetti / Franco Naddei - lampade di scena Claudio Ballestracci - assistente Nicoletta Fabbri - foto Ilaria Costanzo
produzione Le belle bandiere
in collaborazione con Contemporanea Festival 2019
in collaborazione con Contemporanea Festival 2019
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi
debutto: 25 settembre 2019, Teatro Magnolfi, Prato
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Lettera al mondo è stato immaginato molto prima dell’emergenza
globale che stiamo attraversando: nella sua prima versione breve ha
debuttato al Festival Contemporanea di Prato nel settembre 2019. Mi sono
accorta che conteneva in sé molte delle suggestioni che tale evento ha
amplificato, almeno per me. Le crepe del nostro mondo sono diventate
solo più evidenti. È stato quindi un percorso naturale integrare il
testo con nuove osservazioni relative al momento che stiamo vivendo.
Mi sorprendo spesso a monologare in dialogo con il mondo: con popoli
lontani, con il nostro, con i politici, con gli scrittori, con gli
artisti, con le persone amate, vive e morte, immagino pensieri e parole
di chi non ha potuto e non può esprimersi. Cresce sempre più il
desiderio di raccontare e testimoniare, non esimersi, sperando che anche
le mie note possano servire a ritrovare l’armonia della musica del
globo. In questo momento tanto delicato del nostro cammino, dove mi pare
che le scelte di ogni individuo possano inclinare da una parte o
dall’altra la bilancia che regola la vita stessa del pianeta, scrivo
attraverso il tempo e lo spazio una lettera al mondo piena di domande, a
più voci, danzando, cantando, per colmare silenzi nostri e altrui, per
trasformare in drammaturgia le riflessioni e le domande sul passato e
sul futuro del mondo che mi rigenerano e mi chiariscono il cammino.
Nella lettera trovano posto i miei applausi di spettatrice incantata
dalle meraviglie che ogni giorno si manifestano ai miei occhi, se solo
mi concedo il tempo di guardarle, fosse anche il tempo di una clausura
forzata che diventa creativa. Scrivo a persone che conosco e che
incontro di sfuggita, al mondo naturale e a quello costruito dall’uomo,
mi scuso per le ferite inflitte al pianeta e ai popoli più fragili o
forse più miti, metto in ordine le domande alla storia, alla politica e
agli stessi artisti.
Cosa può la nostra anacronistica e fragile arte contro l’avidità senza
misura, contro l’ingiustizia e la violenza? Cosa devo inventare per
questa lettera al mondo che apra alla speranza?
Immagino di costruire una navicella per viaggiare nel tempo e nello
spazio e arrivare ad interrogare i fantasmi, le presenze leggere, i vivi
e i morti.
Mi hanno risposto molte voci, sussurrando, cantando, danzando.
Incontro i teatranti di un tempo, dai sacri officianti in coturni, ai
poliedrici comici dell’arte fino alle compagnie all’antica italiana di
ieri, che ci parlano del teatro come luogo insostituibile di
elaborazione collettiva del pensiero e delle emozioni, artisti illustri
che attraverso la loro opera e la loro vita ci illuminano la strada e
persone che non hanno mai avuto fama né voce, ma la cui vita coraggiosa è
un atto di concreta poesia che resta.
SINOSSI
Come accadde al tempo del Decamerone, come accadde in molte altre
epoche, un virus sconosciuto e mutevole minaccia la comunità. Per la
prima volta però, è tutto il pianeta ad essere minacciato, complici la
globalizzazione, la vertiginosa velocità degli spostamenti e le
caratteristiche dell’economia attuale.
Il virus rivela le piaghe di un mondo consumista e conformista già molto
malato e ci si ritrova a un bivio: o continuare, in nome di un dubbio
progresso e di una discutibile produttività, a spogliare e distruggere
il pianeta delle sue ricchezze a vantaggio di pochi e nella miseria di
molti, o ci si accorda per cominciare un meraviglioso progetto di cambio
di rotta, per concertare il disegno di una diversa economia, di città
verdi e sane, di una solidarietà tra tutto ciò che vive mai sperimentata
prima.
Tutti gli artisti sono privati dei luoghi di lavoro, i teatri chiusi,
tutti i progetti sono stati annullati. Dalla clausura, diventata
creativa, con lo sguardo più limpido perché libero dall’affastellarsi
degli impegni, qualcuno scrive la sua lettera al mondo. Vi risuonano
speranza, consapevolezza, ricordi, ritratti, dialoghi, echi di film,
romanzi, scritti di scienziati e di economisti. Si ferma la crudele e
pura visione di questo tempo sospeso e separato, dove sono più evidenti
le manipolazioni di pubblicità e informazione e le pressioni di
aspettative e compiti. L’utopia chiede il suo spazio.
LETTERA AL MONDO IN CINEMA
regia video Elena Bucci - riprese e montaggio Stefano Bisulli
“Lettera al mondo in cinema” è un progetto che corre parallelo a quello
dello spettacolo dal vivo, si intreccia, si distanzia, partecipa.
In questo periodo di chiusura dei teatri non ho mai smesso di lavorare,
interrogandomi attraverso la nostra arte su quanto di malato o sano
abbia messo in luce l’emergenza. La clausura forzata è diventata
creativa e mi è parso di poter guardare dentro e fuori di me con
maggiore chiarezza, rinnovando desideri di solidarietà e cambiamento di
un mondo che con affanno e confusione correva verso la sua distruzione.
Ho sviluppato gli strumenti che avevo a disposizione per continuare a
dare vita alle mie creazioni: registrazioni audio, video, una forma di
teatro che si fa cinema, senza tradire se stesso, ma traducendo il suo
linguaggio per un altro mezzo. Tutto questo è stato possibile grazie
all’affinità di intenti, alla coesione e alla lunga pratica di lavoro
tra i collaboratori della compagnia. Ho quindi pensato di proporre,
accanto alla versione per il teatro di questo progetto, una forma di
teatro in cinema. La sto creando, momento per momento, nel Teatro
Comunale che ho contribuito a riaprire a Russi di Romagna, in una ex
scuola e nelle case abbandonate che punteggiano la campagna e mi
ricordano un mondo cancellato.