Riprendere in mano le locandine, gli articoli dei giornali, le lettere, i
fax legati a tutte le iniziative realizzate per promuovere questa
ristrutturazione ormai conclusa, dà una vertigine, un piacere e una
malinconia, come guardare vecchie foto. Le immagini, ancora vivide, la
memoria delle emozioni, ancora fresca, l’essenza delle persone, che si
sono viste cambiare nel tempo, si accalcano per imporsi e dire la loro.
Ma come si può raccontare la storia di un sogno la cui struttura vitale è fatta di particolari, di inezie che possono rendere un evento memorabile o triviale, di un sentire tanto intenso da diventare banale se espresso a parole?
Comunque vada ci provo, insisto nel collegare tanto vissuto alle date, agli eventi. Comunque vada la nuova vita di questo Teatro, ci sentiamo privilegiati nell’aver partecipato alla storia della sua rinascita, per tutto quello che abbiamo dato e dando, avuto.
25-27 marzo 1994
In occasione di “De natura hominum - sospiri e risa“ rassegna di progetti autonomi degli attori del Laboratorio permanente, realizzata al Teatro Jolly di Russi, incombe su di noi la facciata del Teatro Comunale, chiusa e sbarrata da vent’anni. Ci sembra triste che quel teatro, una volta tanto vivo, debba stare muto a guardare il teatro che rinasce, come forza viva e desiderio, proprio di fronte a lui. Il permesso è tempestivamente richiesto all’Assessore alla cultura, con entusiasmo concesso da lui e dal Sindaco Daniele Bolognesi, e possiamo entrare per la prima volta, da quando eravamo bambini, nel teatro ormai casa dei piccioni. Pensiamo a Rigoletto, opera con la quale venne inaugurato. Comincia la folle ricerca dei manichini, gentilmente concessi dai commercianti di Russi. I ‘Mimi della lirica’ - abbiamo con noi due dei loro più validi esponenti - ci prestano i costumi, costruiamo teste finte e maschere e il gioco è fatto. Dalle finestre illuminate si affacciano i fantasmi dei cantanti del lontano 1887, avvolti dalla musica di Rigoletto. Con tre proiettori, sistemati nel Teatro Jolly, coloriamo la facciata con le diapositive del quadro, caro alla memoria dei cittadini, che raffigura l’antico sipario di Gordini, semiaperto sul futuro.
Difficile descrivere la nostra emozione e la sorpresa dei cittadini.
Una per tutti: un ignoto signore in bicicletta che, dopo essere passato davanti al teatro due o tre volte, dopo essersi fermato stranito a guardare ed ascoltare, se ne è andato verso la piazza gridando: «I ha avert e teatar! I ha avert e teatar!».
Comincia la raccolta di firme in favore della ristrutturazione del Teatro.
Firma anche il sindaco Bolognesi e dice «Abbiamo degli obiettivi che prevedono nel 1994 un incarico professionale finalizzato ad una redazione progettuale e ad un conseguente piano finanziario che ci possa descrivere gli oneri per il recupero funzionale della struttura…»
14-19 settembre 1994
L’ERBA ANADRENA - muschio spontaneo dei tetti e degli argini
percorso per immagini ed eventi teatrali
a cura di Elena Bucci, Marco Sgrosso, Andrea de Luca
foto di Pier Franco Ravaglia e di Paolo Maioli
riprese video di Aldino Francesconi, Franco Arcozzi, Daniele Bucci
macchine teatrali di Carluccio Rossi
La visione del teatro abbandonato è diventata l’immagine del nostro fare teatrale qui, a Russi: risvegliare qualcosa che dormiva, incoraggiare la gente a tornare protagonista della sua cultura.
In occasione della grande festa popolare che è la ‘Fira’ vogliamo riaprire il Teatro, far ricordare ai cittadini che è esistito, farglielo rivedere o vedere per la prima volta. Abbiamo lavorato come facchini, elettricisti, spazzini, registi, attori perché questo fosse possibile. Tra la polvere e la cacca dei piccioni, abbiamo recuperato poveri oggetti di nessun valore, abbiamo visto rinascere la forma dell’atrio e del vecchio bar, abbiamo lavato il vecchio sipario blu. Siamo stati ripagati da uno spettacolo lungo una settimana, dalla commozione e dallo stupore della gente, dallo sguardo incantato di chi varcava la soglia. Quel tempo magico diventa anche il tempo della riflessione sul lavoro passato e su quello futuro, un modo per informarne la comunità.
Abbiamo già realizzato rassegne, laboratori e quattro spettacoli con gli attori del Laboratorio teatrale permanente, tra i quali il “Progetto San Giacomo. Le finestre dei giorni“, che, nell’intento di far rivivere un luogo della memoria del territorio, ha scosso l’immaginario del pubblico che si è spinto numerosissimo fino al Palazzo, portandosi le sedie, pur di poter entrare.
Ci rendiamo conto di essere, senza averlo voluto, ‘teatro d’assalto’: abitiamo i luoghi e cerchiamo di renderli teatro, senz’acqua, senza luce, con fatica, come nomadi inquieti e solidali. Questo lavoro ha creato un gruppo e genera entusiasmo.
Facciamo dell’assenza del Teatro una ricchezza creativa, ma non vogliamo dimenticare che sarà necessario un luogo dove l’esperienza non si disperda e resti patrimonio per chi verrà dopo di noi.
Così il teatro si anima di personaggi, luci, suoni, foto, macchine, proiezioni sul palcoscenico fatiscente.
E ci accorgiamo che il nostro gusto per la sfida e i sogni ci ha lanciato in un’avventura di cui ancora non conosciamo rischi e speranze: il progetto del recupero del Teatro Comunale alla sua città.
23 gennaio 1995
Sala Convegni del Centro Culturale Polivalente
I CITTADINI PER IL TEATRO COMUNALE DI RUSSI
ricordi e... futuro?
Moltissimi cittadini sono presenti a questa serata, promossa con forza dall’Amministrazione Comunale. L’emozione di settembre pare ancora viva e non fagocitata dal vivere quotidiano, dall’abitudine alla disillusione. Si lanciano molte idee, tra le quali la creazione di un Comitato per il teatro. Si ricordano le molte firme raccolte. Nonostante le polemiche, e gli eterni dubbi sull’utilità di un teatro, sulle sue difficoltà di gestione, la volontà e l’ambizione è quella di riportare in vita il Teatro Comunale. Il sogno si fa progetto concreto.
Le Belle Bandiere fanno il loro lavoro: letture, canti, azioni teatrali. E lanciano un appello alla città. Per un progetto così ardito, bisogno in qualche modo farsi coraggio, se le parole non bastano. Bisogna ricordarsi forse che abbiamo bisogno anche di cose che il nostro modo di vivere spesso ignora, il cui prezzo, anche se alto, diventa leggero, se solo si pensa al bene profondo che lasciano.
14-19 settembre 1995
LA CITTÀ IN TEATRO
seconda falsa riapertura del Teatro Comunale
Torniamo nel Teatro Comunale per la Fira di Sett Dulur. Vorremmo dare seguito e respiro all’entusiasmo dimostrato dai cittadini per il loro teatro, con la raccolta di firme, l’appello, i racconti, i ricordi e le speranze per il futuro. Useremo il Teatro come casa di un percorso per immagini e come Teatro vivo, luogo dove si accumulano ricordi e visioni degli spettacoli fatti, immaginati, visti, sognati o da inventare... sperando nel Teatro che verrà...
L’allestimento è completamente diverso. Rimangono le due linee principali, la riflessione e presentazione del nostro lavoro ed il recupero del Teatro, ma la consapevolezza degli intenti è più chiara e concreta. Sarà esposto il progetto per un’ipotesi di ristrutturazione a cura dello studio ARC-LAB di Ravenna.
Nascono nuovi personaggi che animano il palco e la platea, spuntano dai corridoi, guidano la gente alla visione, viene allestita una sala proiezioni, sono messi in mostra oggetti bislacchi. Realizziamo un piccolo libro. Più di trenta persone lavorano ogni sera ad allestire questa grande macchina teatrale. ‘Da fuori’ cominciano ad accorgersi di noi.
13-15 settembre 1996
MATTONI
requiem per la nascita di un teatro
Intorno al problema della ristrutturazione e recupero del Teatro Comunale la discussione si fa vivace e si accendono le polemiche. Ci si preoccupa della spesa, della futura gestione, ci si domanda ancora che utilità possa avere il Teatro, mentre i sostenitori denunciano la mancanza di un luogo dove ritrovino e casa la cultura e l’arte, secondo le originali caratteristiche di questa terra, contro il pericolo dell’appiattimento e dell’omologazione.
Noi, che non siamo politici, pensiamo di tacere e di mettere i cittadini di fronte al possibile funerale del loro teatro, proprio nel cuore della festa. Il nostro intento è di svegliare le domande. Qui, in Romagna, siamo proprio così poveri, di spirito e danaro, da non poterci permettere quello che in passato era giudicato un bene irrinunciabile?
Chiediamo simbolici ‘mattoni’ a tutta Italia. E i mattoni arrivano, tanti, belli, importanti, da artisti, studiosi e cittadini, con offerte di aiuto e sostegno.
Li mettiamo in mostra in Teatro, a lume di candela, con eventi teatrali incentrati su documenti storici ed emotivi che testimonino la forza e la necessità dell’arte.
Allo scoccare delle 23, chiudiamo fuori la gente a suon di tamburi e parte il funerale per le strade. Siamo in tanti, in maschera, minacciosi e scaramantici.
Il carro funebre porta una foto del teatro.
I giornali si interessano, ci seguono. La battaglia per la ristrutturazione si fa urgente.
L’Amministrazione Comunale conferma il suo impegno per la ristrutturazione.
Non avevamo nessun intento polemico, ma raggiungiamo lo scopo di risvegliare la discussione e l’interesse intorno al progetto.
Fira di Sett Dulur 1997
LE BELLE BANDIERE PER IL TEATRO
azioni clandestine nella città
Non vogliamo essere insistenti, non vogliamo ripeterci. Sembra che l’inizio dei lavori sia vicino e non ci sembra giusto impossessarci di un’utopia che è di tutti i cittadini. Non abbiamo combattuto soltanto per avere un teatro per noi, ma soprattutto perché ne fosse chiara la necessità, così...
Quest’anno siamo fuori.
Abbiamo lavorato perché non ci si dimenticasse che un tempo Russi era così civile da riuscire a far vivere un teatro che popola i ricordi di molte persone e di cui i giovani ignoravano l’esistenza. Ci interessava che la gente si interrogasse, che rinascesse la voglia di creare cultura e divertimento nel luogo dove si vive, in completa autonomia e originalità, che esistesse il sogno di un luogo dove, in rispetto e libertà, si potessero esprimere pensieri e creazioni.
Forse tocca ai cittadini, adesso, decidere di entrarci.
Contribuire a farlo rinascere o affossarlo per sempre.
Abbiamo marciato per le strade con i tamburi, le maschere e gli stendardi, visitando i vari luoghi della Fira, animando la serata di discussione sul teatro, creando un momento finale andando in visita a “La Fira non è un animale feroce“ all’Ex-Macello. Il nostro quartier generale è la Torre dell’Orologio. Da lì partiamo a sorpresa, sfiorando il teatro che attende l’inizio dei lavori.
Ma come si può raccontare la storia di un sogno la cui struttura vitale è fatta di particolari, di inezie che possono rendere un evento memorabile o triviale, di un sentire tanto intenso da diventare banale se espresso a parole?
Comunque vada ci provo, insisto nel collegare tanto vissuto alle date, agli eventi. Comunque vada la nuova vita di questo Teatro, ci sentiamo privilegiati nell’aver partecipato alla storia della sua rinascita, per tutto quello che abbiamo dato e dando, avuto.
25-27 marzo 1994
In occasione di “De natura hominum - sospiri e risa“ rassegna di progetti autonomi degli attori del Laboratorio permanente, realizzata al Teatro Jolly di Russi, incombe su di noi la facciata del Teatro Comunale, chiusa e sbarrata da vent’anni. Ci sembra triste che quel teatro, una volta tanto vivo, debba stare muto a guardare il teatro che rinasce, come forza viva e desiderio, proprio di fronte a lui. Il permesso è tempestivamente richiesto all’Assessore alla cultura, con entusiasmo concesso da lui e dal Sindaco Daniele Bolognesi, e possiamo entrare per la prima volta, da quando eravamo bambini, nel teatro ormai casa dei piccioni. Pensiamo a Rigoletto, opera con la quale venne inaugurato. Comincia la folle ricerca dei manichini, gentilmente concessi dai commercianti di Russi. I ‘Mimi della lirica’ - abbiamo con noi due dei loro più validi esponenti - ci prestano i costumi, costruiamo teste finte e maschere e il gioco è fatto. Dalle finestre illuminate si affacciano i fantasmi dei cantanti del lontano 1887, avvolti dalla musica di Rigoletto. Con tre proiettori, sistemati nel Teatro Jolly, coloriamo la facciata con le diapositive del quadro, caro alla memoria dei cittadini, che raffigura l’antico sipario di Gordini, semiaperto sul futuro.
Difficile descrivere la nostra emozione e la sorpresa dei cittadini.
Una per tutti: un ignoto signore in bicicletta che, dopo essere passato davanti al teatro due o tre volte, dopo essersi fermato stranito a guardare ed ascoltare, se ne è andato verso la piazza gridando: «I ha avert e teatar! I ha avert e teatar!».
Comincia la raccolta di firme in favore della ristrutturazione del Teatro.
Firma anche il sindaco Bolognesi e dice «Abbiamo degli obiettivi che prevedono nel 1994 un incarico professionale finalizzato ad una redazione progettuale e ad un conseguente piano finanziario che ci possa descrivere gli oneri per il recupero funzionale della struttura…»
14-19 settembre 1994
L’ERBA ANADRENA - muschio spontaneo dei tetti e degli argini
percorso per immagini ed eventi teatrali
a cura di Elena Bucci, Marco Sgrosso, Andrea de Luca
foto di Pier Franco Ravaglia e di Paolo Maioli
riprese video di Aldino Francesconi, Franco Arcozzi, Daniele Bucci
macchine teatrali di Carluccio Rossi
La visione del teatro abbandonato è diventata l’immagine del nostro fare teatrale qui, a Russi: risvegliare qualcosa che dormiva, incoraggiare la gente a tornare protagonista della sua cultura.
In occasione della grande festa popolare che è la ‘Fira’ vogliamo riaprire il Teatro, far ricordare ai cittadini che è esistito, farglielo rivedere o vedere per la prima volta. Abbiamo lavorato come facchini, elettricisti, spazzini, registi, attori perché questo fosse possibile. Tra la polvere e la cacca dei piccioni, abbiamo recuperato poveri oggetti di nessun valore, abbiamo visto rinascere la forma dell’atrio e del vecchio bar, abbiamo lavato il vecchio sipario blu. Siamo stati ripagati da uno spettacolo lungo una settimana, dalla commozione e dallo stupore della gente, dallo sguardo incantato di chi varcava la soglia. Quel tempo magico diventa anche il tempo della riflessione sul lavoro passato e su quello futuro, un modo per informarne la comunità.
Abbiamo già realizzato rassegne, laboratori e quattro spettacoli con gli attori del Laboratorio teatrale permanente, tra i quali il “Progetto San Giacomo. Le finestre dei giorni“, che, nell’intento di far rivivere un luogo della memoria del territorio, ha scosso l’immaginario del pubblico che si è spinto numerosissimo fino al Palazzo, portandosi le sedie, pur di poter entrare.
Ci rendiamo conto di essere, senza averlo voluto, ‘teatro d’assalto’: abitiamo i luoghi e cerchiamo di renderli teatro, senz’acqua, senza luce, con fatica, come nomadi inquieti e solidali. Questo lavoro ha creato un gruppo e genera entusiasmo.
Facciamo dell’assenza del Teatro una ricchezza creativa, ma non vogliamo dimenticare che sarà necessario un luogo dove l’esperienza non si disperda e resti patrimonio per chi verrà dopo di noi.
Così il teatro si anima di personaggi, luci, suoni, foto, macchine, proiezioni sul palcoscenico fatiscente.
E ci accorgiamo che il nostro gusto per la sfida e i sogni ci ha lanciato in un’avventura di cui ancora non conosciamo rischi e speranze: il progetto del recupero del Teatro Comunale alla sua città.
23 gennaio 1995
Sala Convegni del Centro Culturale Polivalente
I CITTADINI PER IL TEATRO COMUNALE DI RUSSI
ricordi e... futuro?
Moltissimi cittadini sono presenti a questa serata, promossa con forza dall’Amministrazione Comunale. L’emozione di settembre pare ancora viva e non fagocitata dal vivere quotidiano, dall’abitudine alla disillusione. Si lanciano molte idee, tra le quali la creazione di un Comitato per il teatro. Si ricordano le molte firme raccolte. Nonostante le polemiche, e gli eterni dubbi sull’utilità di un teatro, sulle sue difficoltà di gestione, la volontà e l’ambizione è quella di riportare in vita il Teatro Comunale. Il sogno si fa progetto concreto.
Le Belle Bandiere fanno il loro lavoro: letture, canti, azioni teatrali. E lanciano un appello alla città. Per un progetto così ardito, bisogno in qualche modo farsi coraggio, se le parole non bastano. Bisogna ricordarsi forse che abbiamo bisogno anche di cose che il nostro modo di vivere spesso ignora, il cui prezzo, anche se alto, diventa leggero, se solo si pensa al bene profondo che lasciano.
14-19 settembre 1995
LA CITTÀ IN TEATRO
seconda falsa riapertura del Teatro Comunale
Torniamo nel Teatro Comunale per la Fira di Sett Dulur. Vorremmo dare seguito e respiro all’entusiasmo dimostrato dai cittadini per il loro teatro, con la raccolta di firme, l’appello, i racconti, i ricordi e le speranze per il futuro. Useremo il Teatro come casa di un percorso per immagini e come Teatro vivo, luogo dove si accumulano ricordi e visioni degli spettacoli fatti, immaginati, visti, sognati o da inventare... sperando nel Teatro che verrà...
L’allestimento è completamente diverso. Rimangono le due linee principali, la riflessione e presentazione del nostro lavoro ed il recupero del Teatro, ma la consapevolezza degli intenti è più chiara e concreta. Sarà esposto il progetto per un’ipotesi di ristrutturazione a cura dello studio ARC-LAB di Ravenna.
Nascono nuovi personaggi che animano il palco e la platea, spuntano dai corridoi, guidano la gente alla visione, viene allestita una sala proiezioni, sono messi in mostra oggetti bislacchi. Realizziamo un piccolo libro. Più di trenta persone lavorano ogni sera ad allestire questa grande macchina teatrale. ‘Da fuori’ cominciano ad accorgersi di noi.
13-15 settembre 1996
MATTONI
requiem per la nascita di un teatro
Intorno al problema della ristrutturazione e recupero del Teatro Comunale la discussione si fa vivace e si accendono le polemiche. Ci si preoccupa della spesa, della futura gestione, ci si domanda ancora che utilità possa avere il Teatro, mentre i sostenitori denunciano la mancanza di un luogo dove ritrovino e casa la cultura e l’arte, secondo le originali caratteristiche di questa terra, contro il pericolo dell’appiattimento e dell’omologazione.
Noi, che non siamo politici, pensiamo di tacere e di mettere i cittadini di fronte al possibile funerale del loro teatro, proprio nel cuore della festa. Il nostro intento è di svegliare le domande. Qui, in Romagna, siamo proprio così poveri, di spirito e danaro, da non poterci permettere quello che in passato era giudicato un bene irrinunciabile?
Chiediamo simbolici ‘mattoni’ a tutta Italia. E i mattoni arrivano, tanti, belli, importanti, da artisti, studiosi e cittadini, con offerte di aiuto e sostegno.
Li mettiamo in mostra in Teatro, a lume di candela, con eventi teatrali incentrati su documenti storici ed emotivi che testimonino la forza e la necessità dell’arte.
Allo scoccare delle 23, chiudiamo fuori la gente a suon di tamburi e parte il funerale per le strade. Siamo in tanti, in maschera, minacciosi e scaramantici.
Il carro funebre porta una foto del teatro.
I giornali si interessano, ci seguono. La battaglia per la ristrutturazione si fa urgente.
L’Amministrazione Comunale conferma il suo impegno per la ristrutturazione.
Non avevamo nessun intento polemico, ma raggiungiamo lo scopo di risvegliare la discussione e l’interesse intorno al progetto.
Fira di Sett Dulur 1997
LE BELLE BANDIERE PER IL TEATRO
azioni clandestine nella città
Non vogliamo essere insistenti, non vogliamo ripeterci. Sembra che l’inizio dei lavori sia vicino e non ci sembra giusto impossessarci di un’utopia che è di tutti i cittadini. Non abbiamo combattuto soltanto per avere un teatro per noi, ma soprattutto perché ne fosse chiara la necessità, così...
Quest’anno siamo fuori.
Abbiamo lavorato perché non ci si dimenticasse che un tempo Russi era così civile da riuscire a far vivere un teatro che popola i ricordi di molte persone e di cui i giovani ignoravano l’esistenza. Ci interessava che la gente si interrogasse, che rinascesse la voglia di creare cultura e divertimento nel luogo dove si vive, in completa autonomia e originalità, che esistesse il sogno di un luogo dove, in rispetto e libertà, si potessero esprimere pensieri e creazioni.
Forse tocca ai cittadini, adesso, decidere di entrarci.
Contribuire a farlo rinascere o affossarlo per sempre.
Abbiamo marciato per le strade con i tamburi, le maschere e gli stendardi, visitando i vari luoghi della Fira, animando la serata di discussione sul teatro, creando un momento finale andando in visita a “La Fira non è un animale feroce“ all’Ex-Macello. Il nostro quartier generale è la Torre dell’Orologio. Da lì partiamo a sorpresa, sfiorando il teatro che attende l’inizio dei lavori.
Fira di Sett Dulur 1998
TEATRI E FIERE ANIMALI E BANDIERE
memorie e presente di ambulanti, teatranti e girovaghi per la Fira di Sett Dulur
Il sogno si fa tangibile. I lavori sono cominciati. Su invito del Sindaco abbiamo incontrato più volte gli architetti, per mettere la nostra esperienza di lavoro al servizio del progetto. Comincia un’avventura nuova e difficile. Troppe volte ci è capitato di vedere, durante le tournée, teatri rovinati da una ristrutturazione inadatta, resi inservibili da incoerenti pretese artistiche o da oscure motivazioni economiche. Il lavoro sembra procedere onesto e rispettoso della struttura, compatibilmente con le difficoltà create dalle norme di sicurezza.
Per tenere caldi pensieri ed animi, immaginiamo un evento teatrale in occasione di un nuovo appuntamento in cui l’Amministrazione Comunale illustra ai cittadini l’andamento del progetto di ristrutturazione.
Si recuperano memorie, ricordi, contratti teatrali, suggestioni di saltimbanchi e attori di prosa, cantanti e ballerine, recuperati dai materiali dell’archivio storico e da varie letture, e si innestano nel presente... ci si diverte a mescolare passato e futuro, politica e arte. Si sorride. Il Teatro è vicino.
Fira di Sett Dulur 1999
SENSI DEL TEATRO
viaggio teatrale in sette minuti per tre spettatori
Come ogni anno, Le Belle Bandiere aspettano e si preparano alla Fira, nel loro particolare modo che passa sempre attraverso l’arte teatrale.
Quest’anno la aspettiamo come si aspettano gli invitati ad una festa intima e raccolta, dove possono intervenire tutti, amici e sconosciuti, ai quali raccontare i fatti e le novità dell’ultimo anno.
In questo settembre 2000 per noi la novità è grossa: il Teatro Comunale è vivo!
Si guarda intorno e si sgranchisce, cercando il modo giusto di riprendere l’attività.
IL TEATRO COMUNALE È VIVO
Dopo avere abitato e fatto rivivere il Teatro Comunale chiuso da vent’anni, attraverso mostre ed eventi teatrali, dopo avere promosso una raccolta di firme in favore della ristrutturazione, dopo averlo aperto ai cittadini commossi e increduli, dopo averne fatto un finto funerale per le strade, dopo aver promosso una simbolica raccolta di ‘mattoni’ in tutta Italia per promuoverne la rinascita, dopo aver marciato a suon di tamburi per le affollate vie della Fira al grido di «per il teatro», dopo aver messo in scena le vecchie compagnie e gli artisti spulciando il materiale dell’archivio storico, dopo aver chiamato a raccolta i cittadini intorno alla loro casa dell’arte…
Il lavoro di quest’anno, con il Teatro vivo che ci guarda, lo dedichiamo a un tempo raccolto di allegra malinconia per le lotte passate, ad un tempo in cui meditare per non sbagliare le intenzioni e i progetti sul futuro di questo Teatro nuovo, che vorremmo libero e diverso, come si augura ad ogni nuovo nato sulla Terra.
Di fronte alla grande impresa di fare vivere il Teatro, confermiamo la nostra presenza e chiediamo la partecipazione dei cittadini a quest’avventura che può diventare unica o banale.
Ci interroghiamo, ci prepariamo. C’è bisogno di idee e coraggio. C’è bisogno di sospendere il rumore e le chiacchiere per creare le condizioni della riflessione.
Da qui l’idea di questo viaggio intimo e leggero, come un riposo fertile che offra immagini e pensieri.
È difficile e accesa la discussione intorno alla futura gestione del Teatro. La memoria, si sa, è una ricchezza fragile la cui mancanza spesso appanna il senso di un percorso e degli ideali che hanno dato forza.
Ora che il Teatro è finito, temiamo che la difficoltà di farne un luogo unico e originale, faccia vincere la paura e lo trasformi in un luogo simile a tanti altri, in qualche modo asservito all’omologazione del gusto e della cultura.
Cambierebbe così in profondo tutto il senso della nostra lotta per un teatro che fosse specchio della sua terra e della sua gente e casa per ospitare l’arte.
[pubblicato in Russi: una città il suo teatro, a cura di Emilio Vita, Danilo Montanari Editore, 2001]