LE APOCALISSI

dai testi biblici attribuiti a San Giovanni di Patmos

voce e regia Elena Bucci
con la partecipazione di Massimo Cacciari
musiche originali Pietro Pirelli
strumenti a fiato Mario Arcari - percussioni Pietro Pirelli, Mauro Gino
suono e live electronics Davide Tiso - live video Bibi Bozzato
in scena le sculture sonore di Pinuccio Sciola, Pietro Pirelli
produzione Ravenna Festival, Le belle bandiere

19 giugno 2007 - Rocca Brancaleone, Ravenna

 

Un’Apocalisse 2007 le cui origini stanno nella rimozione stessa del pensiero della morte, confinato nelle patologie del panico e nelle stanze degli ospedali, attraverso la produzione di un continuo rumore di fondo creato da informazioni superficiali, incontri senza contatto, muzak ininterrotta, fiumi di parole inaderenti al senso. Un’Apocalisse afasica e senza cantori, Apocalisse del vivere medio, del timore che non vuole guardare, dell’acquiescenza. “In questo Olimpo per dei mortali privati del piacere che è il mondo Occidentale, io non posso affermare nulla, ma solo creare un momento di silenzio vero, di sospensione e ascolto, in modo che una lontana tromba, tenace oltre ogni ragionevole speranza, si faccia udire e ci ricordi che morire non è una vergognosa malattia.” (EB)

L’Apocalisse, ultimo libro delle Scritture, nato da solitudine e fede febbrile, mi ha sollecitato dubbi e disagio, innestandosi allo stesso tempo, come un sogno ricordato all’improvviso, nella memoria: quante immagini arrivano da lì, dopo essere passate dalle parole di un sacerdote ascoltato in chiesa a sette anni, o di una ragazza che spiegava come poteva, un pomeriggio d’estate, i Vangeli.
Molti, ben più colti e competenti di me, commentatori, esegeti, artisti, teologi, confessano la loro difficoltà nell’applicarvi le usuali categorie di lettura. Ne sentono la funzione e la potenza - come Emily Dickinson - ne scrivono a meraviglia, ma ne registrano anche le oscurità. Resta il mistero di come quest‘opera difficile abbia oltrepassato ‘i secoli dei secoli’ per giungere a noi con intatta suggestione. È la forza dell’arte? quella di Dio? quella della religione? Della paura di morire e della fine del mondo? Quella della follìa veggente? O quella della speranza?
La bellezza di questo libro, credo consista nella coesistenza di tutte queste ipotesi. Si sottrae alla semplificazione classificatoria di questo tempo, al suo bisogno di consenso e di rimozione della paura, alla decisione di confinare morte, malattia e solitudine nel regno della vergogna.
Come testimone della distruzione - tutta umana! - delle risorse planetarie e di un progetto di progresso che tradisce il mio senso di pietà, ne resto sgomenta e affascinata, pur non comprendendo più quel Dio irato e guerriero.
La parola Apocalisse si usa spesso come sinonimo di ‘fine del mondo’ o, meglio ‘fine di un mondo’, ma significa anche, e prima, rivelazione. Il nostro esperimento musical-teatral-filosofico non tentanemmeno di offrire risposte alle questioni che l’Apocalisse risveglia. Risponde soltanto alla curiosità e alla necessità di dialogo di coloro, che si sentono sospesi tra la fine di un mondo - diviso in due tra chi, sazio, è preda dell’incubo e chi, in miseria, lo vive - e la possibile rivelazione di un altro.
Un compositore, Pietro Pirelli, ha scritto musica di grande fascino e inquietudine, coinvolgendo due musicisti e suonando le sue pietre, che, se intagliate con sapienza, rivelano una voce antica.
La luce, più che illuminare, riflette, allude, nasconde.
Da parte mia, per un testo intessuto di segni sonori, numerici, onirici, vado a cercare il punto nel quale atto, suono e senso della parola, sembrino coincidere.
Riusciranno i nostri sette eroi per caso, giungendo da terre lontane, a miscelare lingue così diverse e tanto spesso separate, inseguendo la spinta creativa di Giovanni, che, per vestire le sue visioni andò in cerca di una lingua nuova, quasi sgrammaticata, partecipe di tutte le lingue che conosceva?
L’esperimento è difficile, ma se riesce, si potrebbe creare per un attimo il vuoto senza angoscia di cui abbiamo sete, un sogno di quel silenzio di mezz’ora di cui narra l’Apocalisse e nel quale si possa ascoltare, dopo aver allontanato il rumore di fondo che ci rende ogni giorno più sordi, una timida e degna, per quanto infante, rivelazione di una sera. 

Ringrazio per la bellezza del suo lavoro Gianni Garrera, autore del saggio ‘Super Apocalypsim musica’, Blaise Cendrars per ‘La fine del mondo filmata dall’angelo Notre-Dame’ e Franco Masotti, che mi ha fatto conoscere questi libri e ha lasciato che glieli rubassi.