cura del suono, registrazioni, sensori e interventi elettronici
dal vivo Raffaele Bassetti - luci Loredana Oddone - canti registrati
Andrea de Luca - assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri - foto Massimo Agus
produzione Le belle bandiere - Federgat | I Teatri del Sacro (spettacolo vincitore edizione 2013) in collaborazione con Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi
debutto: 15 giugno 2013, Chiesa di San Giovanni, Lucca
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L'assenza di una persona amata provoca un dolore che rivoluziona ogni ordine. Il lutto diventa il tempo della creazione di un nuovo mondo nel quale sia possibile vivere senza di lei e allo stesso tempo insieme a lei. Nel mondo senza tempo del teatro ho trasformato il mio dolore in visioni, ricordi, favole, follie, personaggi per ritrovarmi sola e non più sola, sola e mai più sola.
Certo che lo sapevo che sarebbe toccato anche a me, come a tutti.
Certo che lo sapevo che nessuno è immortale, nemmeno la mia
mamma, nemmeno coloro che amo.
Ma in fondo ai pensieri, laggiù dove non si arriva mai a guardar
bene, c’era una vocina che canterellava ‘tanto a me non succede,
tanto ce la faccio, tanto l’amore è più forte della morte, tanto
vi ritrovo, tanto non vi perdo...’
Poi accade di attraversare davvero la morte e la mancanza, e si
capisce di non avere capito niente.
Il tempo si sfalda e si frantuma trascinando con sé tutte le
ancore e le minuscole certezze, la sua rotonda superficie si stempera
in faglie che scivolano una sull’altra così che l’infanzia si
sovrappone al presente, il futuro si annebbia e tornano vicine le
voci e le presenze di coloro che se ne sono andati.
Sembra di poter loro telefonare, sembra di poter tornare, soltanto
con un viaggio in macchina o in treno, non solo nei luoghi del
passato, ma proprio indietro nel tempo, in quel preciso pomeriggio
nel quale facemmo merenda nel cortile, nel quale suonammo con loro il
pianoforte o demmo da mangiare alle galline.
Sembra di risentire il grido del maiale sgozzato e le risate di
chi lo cucinava, tornano tutte le canzoni e tutti i suoni in
un’agguerrita gara tra dolcezza, rabbia, ferocia, rimpianto e amore
e non si sa più dove si sia.
Emergono a lampi in forma di suoni e parole ricordi veri e ricordi
inventati, i racconti del contafiabe che non conobbi mai, le lezioni
di maestri che si trasformarono in aquile, le rimostranze di angeli
custodi ridotti alla dimensione di lucciola perché dimenticati e
riapparsi offesi ma pronti ad aiutare in forma di folletti, le
biografie di personaggi realmente vissuti che trascolorano nella
dimensione mitica degli eroi, le ribellioni di nonne e ave con il
dono del canto che, ormai libere dal loro destino personale di
malattia e miseria, finalmente volano nell’aria per viaggiare dalla
terra al mare.
In questo luogo immaginario e assai concreto che è il teatro,
tutto fatto di presente che si disfa, sia che si tratti di una chiesa
che di un campo che di un palazzo abbandonato o un palcoscenico,
celebro il mio rito personale e collettivo della trasformazione del
dolore. Divento i personaggi che amo e ho amato, mi perdo e mi
ritrovo, divento io stessa canto e racconto.
E ti perdo e ti lascio andare. E non ti perderò mai.