prima puntata IL PADRE
seconda puntata LA MOGLIE RAGAZZETTA E ALTRI AMORI
regia Elena Bucci e Maurizio Cardillo
suono Alessandro Saviozzi - collaborazione artistica Filippo Pagotto -
assistente alla regia Françoise Bougault - luci Filippo Pagotto e
Massimiliano Buldrini - collaborazione organizzativa Claudia Manfredi
un grazie a: Associazione Culturale T.I.L.T. Imola, Angelica Zanardi e il Fienile Fluò, Associazione Culturale Nosadella 2 Residenza per artisti, Anna Amadori e il Teatro Reon, Elisabetta Muner, Paola Dotti, Christoph Dickmans, Prof. Gino Zucchini
Compagnia Cardillo - Le belle bandiere
con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
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Dopo “A spasso”, spettacolo ispirato a La passeggiata di Robert Walser, Compagnia Cardillo prosegue il suo lavoro sul rapporto tra letteratura e teatro costruendo per la scena Il male oscuro, romanzo del 1964 di Giuseppe Berto.
Considerato un capolavoro della seconda metà del Novecento italiano (nonostante l’ostracismo di cui è stato vittima l’autore), Il male oscuro racchiude dentro di sé diverse anime: diario psicanalitico, tragicomico catalogo di ipocondria, studio “dal vivo” della depressione, feroce ritratto di un’epoca – la dolce vita e i primi anni '60.
Dal punto di vista stilistico, il romanzo è uno straordinario esempio di scrittura governata da un rigoglioso e a volte straripante flusso di coscienza.
L’intuizione che sta alla base del lavoro non è “l’adattamento” teatrale del romanzo; né la sua “riduzione” per la scena.
Il materiale narrativo non viene trasformato in dialogo e nemmeno in monologo (almeno non nel senso che di solito si attribuisce a questa forma).
La pagina letteraria non è mai nascosta ma al contrario dichiaratamente esibita.
È già tutto successo. Il Padre e gli Amori sono mito, favola, sogno, citazione.
Non c’è imitazione della realtà, ma solo un ricordo che si materializza, facendosi e disfacendosi, apparendo e scomparendo.
Sono innamorato del fantasma del teatro. Per questo la letteratura. Per questo nel mio lavoro Canetti, Walser, e ora il grandissimo Berto.
Cerchiamo la voce di Berto e la troviamo nell’incessante dialogo tra mente e corpo.
«Era come se avessi scoperto il bandolo d’un filo che mi usciva dall’ombelico: io tiravo e il filo veniva fuori... e faceva un po’ male si capisce, ma anche a lasciarlo dentro faceva male.» (G. Berto, Appendice a Il male oscuro, 1964)
Considerato un capolavoro della seconda metà del Novecento italiano (nonostante l’ostracismo di cui è stato vittima l’autore), Il male oscuro racchiude dentro di sé diverse anime: diario psicanalitico, tragicomico catalogo di ipocondria, studio “dal vivo” della depressione, feroce ritratto di un’epoca – la dolce vita e i primi anni '60.
Dal punto di vista stilistico, il romanzo è uno straordinario esempio di scrittura governata da un rigoglioso e a volte straripante flusso di coscienza.
L’intuizione che sta alla base del lavoro non è “l’adattamento” teatrale del romanzo; né la sua “riduzione” per la scena.
Il materiale narrativo non viene trasformato in dialogo e nemmeno in monologo (almeno non nel senso che di solito si attribuisce a questa forma).
La pagina letteraria non è mai nascosta ma al contrario dichiaratamente esibita.
È già tutto successo. Il Padre e gli Amori sono mito, favola, sogno, citazione.
Non c’è imitazione della realtà, ma solo un ricordo che si materializza, facendosi e disfacendosi, apparendo e scomparendo.
Sono innamorato del fantasma del teatro. Per questo la letteratura. Per questo nel mio lavoro Canetti, Walser, e ora il grandissimo Berto.
Cerchiamo la voce di Berto e la troviamo nell’incessante dialogo tra mente e corpo.
«Era come se avessi scoperto il bandolo d’un filo che mi usciva dall’ombelico: io tiravo e il filo veniva fuori... e faceva un po’ male si capisce, ma anche a lasciarlo dentro faceva male.» (G. Berto, Appendice a Il male oscuro, 1964)
Lo spettacolo ha debuttato in doppia serata al Teatro delle Moline di Bologna il 9 e 10 dicembre 2011.