di Juan Mayorga
traduzione Pino Tierno
regia Jacopo Gassmann
con Elena Bucci, Monica Piseddu e Woody Neri
luci Gianni Staropoli - scene e costumi Gregorio Zurla - foto Laura Farneti
coproduzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Sardegna Teatro e Teatro Stabile dell’Umbria
debutto: 11-23 marzo 2025 - Teatro India, Roma
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Partendo
dalla grande leggenda ebraica del Golem, il testo, forse l’opera più
importante che Juan Mayorga abbia scritto in questi anni duri,
complessi, per molti versi imperscrutabili, racconta la storia di una
donna che, per tentare di salvare suo marito da una malattia incurabile
si affida ad un’organizzazione segreta che promette di curare l’uomo, a
patto che la donna impari tre nuove parole al giorno. Lentamente, come
in una perturbante variazione sul tema della metamorfosi kafkiana,
capiremo che la donna sta accogliendo (o forse ha da sempre soppresso)
dentro di sé l’identità e la parola di un leader rivoluzionario del
passato.
La parola, appunto, intorno a cui tutto ruota, a partire dal
mistero profondo di questo testo. La parola che al contempo può
rigenerarci o segnare traumaticamente i nostri destini.
La parola che
può certamente liberarci ma anche trasformarci fino a non riconoscere
più chi siamo. La parola che crea e distrugge.
La sensazione è che nel Golem
Juan Mayorga abbia condensato tutto il sentimento (e lo smarrimento)
del nostro tempo, chiamando a raccolta molti dei suoi autori di
riferimento: da Borges a Kafka, passando attraverso Primo Levi e Gershom
Scholem fino ad arrivare alla filosofia del linguaggio di Walter
Benjamin e alla sua teoria della traduzione, l’autore getta il suo
scandaglio negli abissi di questa epoca oscura, raccontandoci di un
mondo che sta lentamente collassando o sfarinando - verrebbe da dire -
mentre, come diceva Flaiano, “qualcosa si va lacerando nel tessuto
divino dell’umano”. (Jacopo Gassmann)