GALLA PLACIDIA

Memorie di M
di Nevio Spadoni
regia e interpretazione Elena Bucci

musica Luigi Ceccarelli - luci Giovanni Belvisi - lampade Loredana Oddone e Claudio Ballestracci - realizzazione costumi Ida - realizzazione oggetti Gil'o, Ditta Scaletta di Missiroli Vincenzo, Gianni Zauli - trucco e acconciatura Atitay - collaborazione organizzativa Laura Berardi

Ravenna Festival - Le belle bandiere

si ringrazia il Comune di Russi per la gentile collaborazione e per la disponibilità del Teatro Comunale
un ringraziamento particolare per aver collaborato alla realizzazione delle scene a Gianni Zauli e Sergio Zaccherini 

debutto: 26 giugno 2003 - Basilica di San Vitale, Ravenna
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Non posso sottrarmi all’incontro difficile con lei, Galla Placidia.
Che cosa ha a che fare con me, con noi, questa donna antica?
Quando mi misuro con un personaggio storico mi sorge una specie di pudore, di antico ravvedimento, un timore superstizioso e contadino che ha a che fare con il rispetto ancestrale della presenza dei morti.
Mi sento come chi spia, perché l’approccio del teatro corre diritto verso il cuore dell’umano, vuole rubare il segreto dell’azione e si illude di ascoltare il rumore dei pensieri.
Eleonora Duse scrive delle sue donne, dei suoi amati e odiati personaggi femminili: ‘le frugo’’. Sembra un lavoro indiscreto e sporco, pur se paziente e forse doloroso.
Ma scrive anche: ‘sto dalla parte loro, e non mi importa che abbiano ucciso, tradito, che siano nate perverse, a me importa che abbiano pianto. Allora sto con loro, dalla parte loro... E mentre penso di essere io a farle comprendere agli altri, sono loro, loro che confortano me’.
Per me quel ‘pianto’ non è segno di resa o tristezza, ma il semplice manifestarsi della commozione che offre la chiave per condividere e comprendere.
Galla Placidia, la sua storia e la leggenda che l’accompagnano, emanano una duplice forza che mi attira in un tempo lontano e, allo stesso tempo, mi lega ancora più stretta a questa terra dove sono nata e che tanto rapida muta verso il futuro.
Da lì vengo. In lei sento l’acqua, il mare e la campagna, ma anche il rumore di guerra, macchine e fabbriche. Percepisco la vertigine di chi si trova ad essere testimone della fine di un mondo prima che il nuovo sia nato e il nostro stesso sperdimento nel subire l’irrisolto scontro tra Oriente e Occidente. Immagino la lotta forte per essere regina e donna alla presenza di un Dio che resta muto.
Tutto il lavoro è lì, nel trovare il luogo senza tempo dove il mio ed il suo pianto siano vicini e dove possa illudermi di intonare un’unica lingua dell’anima.
Compito quasi impossibile.

Questo lavoro è il risultato di una fertile collaborazione tra la scrittura visionaria di Nevio Spadoni, la sensibile drammaturgia dei suoni di Luigi Ceccarelli ed il mio modo di lasciarmene attraversare, accogliendo e trasformando. Pur nelle evidenti differenze – che diventano elementi di ricchezza utili a deviare dagli stereotipi – abbiamo trovato una sintonia particolare, uniti dal fascino che emana dalla figura di questa misteriosa regina di un tempo buio e quasi ignoto. Si tratta di un melologo vero e proprio, dove la parola a tratti si intona, a tratti lotta con la musica, passando da registri diversissimi, dall'italiano, al dialetto, al greco, al mormorio di suoni interiore.

scheda spettacolo