DAL FIUME RIBELLE

progetto “Canto alle vite infinite”

drammaturgia, regia e interpretazione Elena Bucci 
musiche originali dal vivo o registrate Fabrizio Puglisi / Christian Ravaglioli / Marco Zanotti
disegno luci Loredana Oddone / Daria Grispino - cura e drammaturgia del suono, registrazioni Raffaele Bassetti / Franco Naddei - scena Elena Bucci - costumi Nomadea, Marta Benini - assistenza al progetto Nicoletta Fabbri - documentazione video Stefano Bisulli
una produzione Le belle bandiere con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Comune di Russi


foto Patrizia Piccino

Allungo lo sguardo tra la folla, su per le colline, verso la campagna piatta, verso il mare, nelle città dormienti, oltre i confini del nostro paese per indagare un altro confine: quello che divide coraggio e viltà, follia e saggezza, connivenza e ribellione, conformismo e autenticità, salvezza e perdita, dove nei paesaggi si è rotto l’equilibrio tra natura e genere umano e dove invece germoglia nuova vita. Ho pensato allora ai fiumi di questa nostra terra, fonte di vita e di distruzione. 
In alcuni luoghi i fiumi sono confini, strade d’acqua, vita, sono l’avventura, il mare, l’unica altura dalla quale spiare lontano. A volte si riprendono il loro antico spazio e fanno tornare la terra palude o lago. 
Come il fiume ribelle segue il suo corso, così donne e uomini hanno ascoltato il loro sentire anche quando divergeva da quello di chi avevano vicino e di chi comandava. Hanno vinto esitazioni e paure in nome di ideali che quasi non oso nominare, in questo tempo indifferente: solidarietà, libertà, giustizia. Racconto storie, vite e luoghi di chi ha guardato dentro di sé e ha trovato il coraggio di rischiare vita e sicurezza in nome del bene di tutti, anche di chi non capiva, anche di chi ancora non c’era. Divento quelle donne e quegli uomini per vestirmi di speranza. Racconto di chi ha cercato la verità e ha testimoniato, di chi ha contribuito a conquistare democrazia e diritto al voto, di chi ha difeso la dignità del suo mestiere, la salute della terra e la bellezza, di chi ha resistito al miraggio della ricchezza a tutti costi e alle leggi del mercato, di chi si è ostinato a non dimenticare e a fare del ricordo insegnamento e slancio. Molte donne, in tempi nei quali erano senza voto e a volte senza istruzione, hanno lottato per i diritti di tutti pensando di fare quello che era giusto e niente di più. Anche per questa modestia solo da poco si narrano le loro vicende, proprio quando in molte parti del mondo i diritti che sembravano acquisiti vengono tolti. Racconto anche di chi non ha avuto coraggio, di chi ha ferito, tradito, perché mi pare sia necessario comprendere e accettare anche chi sembra non lo meriti, altrimenti non si spezza il cerchio, non si estingue la ferocia. Vado e vengo tra passato e presente, nel quale leggo derive di autoritarismo che non avrei mai previsto. Penso a donne e uomini che hanno conosciuto la libertà e l’hanno perduta proprio quando l’umanità ha creduto di essere in cammino verso un progresso senza fine. Forse non siamo stati vigili? Non siamo stati attenti? Abbandono l’illusione di essere dalla parte giusta e cerco le mancanze. 
Il teatro, luogo fisico e ideale dove si incontrano le arti, apre le sue porte a tutti. 
Sento crescere negli ultimi tempi un’onda che assomiglia alla ricerca di un’identità collettiva smarrita, di un progetto comune, di ideali. O forse è un mio desiderio che intercetto anche nel pubblico che mi segue in luoghi impervi, inusuali, abbandonati, i nuovi teatri del presente, per ritrovare insieme il senso delle nostre arti dal vivo. 
Mi affaccio sul grande libro del mondo e della storia e divento una cantastorie che raccoglie i racconti senza padrone e senza voce di chi resiste alla prepotenza e di chi invece opprime. Intreccio le parole alla musica per trasformare le vite in ballate. Quando un volto, una voce, un luogo, una vita mi incantano per la loro unicità e verità, ne faccio un ritratto, come un fuoco intorno al quale ritrovarsi nel buio della notte.