laboratorio teatrale intensivo
a cura di Elena Bucci
In un mondo tutto tecnologico e dedito
al mercato qualcuno ancora si innamora del teatro e insegue questa arte
della quale non resta niente come fosse un antidoto o un talismano per
creare altri modi di vivere. Che antico ed eterno mistero inseguono
questi stregati? Vogliono conoscersi, conoscere, amare e capire gli
altri e il mondo attraverso la loro arte? Vogliono divertirsi? Vogliono
diventare famosi? Vogliono, come Anna Magnani, un po' d'amore, una
carezza in più? Non sanno cosa vogliono, ma sentono che attraverso
questo viaggio lo capiranno? Servono agli altri? Servono a migliorare
l’umanità? Servono queste domande? A me si, molto. Il teatro mi ha
insegnato a non dare nulla per scontato, ma a fare prove di tutto.
Continuo ad essere incantata dal teatro, da chi lo fa e da chi pratica
il suo mestiere con passione, qualsiasi esso sia, cercando di
trasformare la fatica in bellezza. Che cosa è la vocazione? Mi domando
ancora.
Cerco di trasmettere agli
stregati che vogliono incontrarmi quanto ho ricevuto dai maestri e dalla
mia esperienza. So bene che hanno un compito affascinante e impervio:
ad ogni risultato raggiunto si presenta subito un nuovo ostacolo da
valicare per arrivare ad essere semplicemente quello che si è. Devono
imparare a interpretare, scrivere, valutare spazio e luce, interagire
profondamente con i compagni di scena, comprendere e accogliere gli
altri linguaggi artistici e miscelarli. Devono essere buffoni e santi,
anarchici e fidenti, pazzi e saggi, miti e battaglieri, sempre in cerca
della verità. Ci vuole una palestra: creiamo insieme un luogo segreto e
luminoso dove i talenti possano fiorire senza paura e senza arroganza,
saliamo sulla macchina del tempo che è il teatro per viaggiare avanti e
indietro, ritrovare i fantasmi buoni, incontrare gli antenati e spiare
nel futuro. Da lì proveremo a guardare il mondo e a cantare le infinite
vite di chi ci vive accanto.
Lavoreremo sulla voce parlata e cantata, sul corpo e la sua lingua, sul rapporto con il testo, con lo spazio, con la luce.
Proveremo
ad interpretare testi scritti da altri e a scrivere drammaturgie
originali a partire dalla propria biografia e immaginazione.
Intrecceremo il lavoro individuale a quello corale ritrovando la magia
di un sentire comune, ma per ognuno diverso.
Immagino il
microallestimento di uno spettacolo, attraverso il quale affronteremo il
viaggio che porta dalla nascita di una ‘compagnia’ al debutto.
Serve
un abbigliamento comodo ma non sportivo. Ognuno dei partecipanti,
indipendentemente dal sesso, dovrebbe portare almeno un paio di
pantaloni e una gonna. Possono servire cappelli e parrucche.
Sono benvenuti gli strumenti musicali.