monologhi in dialetto di San Mauro scritti da Miro Gori
una lettura in musica
Elena Bucci - voce, Luigi Ceccarelli - elettronica e regia del suono, Paolo Ravaglia - clarinetti
debutto: 3 agosto 2017 - Il giardino della poesia, San Mauro Pascoli (FC)
Questa apparentemente semplice lettura in musica è per me una preziosa occasione per intrecciare diverse passioni: quella per la musica originale dal vivo, quella per la scrittura contemporanea e quella per il teatro, strumento ideale per cercare un linguaggio comune tra le arti pur mantenendone le differenze. In più questo testo in particolare si riferisce ad una delle maggiori fonti di fascinazione dell'arte della scena: la possibilità di moltiplicare i punti di vista sulla cosi detta realtà attraverso le diverse visioni dei personaggi, cosa che mi ha sempre molto divertito e trasformato, allontanando il rischio del pregiudizio e della facile abitudine. E ancora: mi trovo a lavorare con persone che conosco e stimo da tempo e che si ritrovano, per una volta, a lavorare insieme nella loro terra d'origine intorno a un'opera poetica nuova scritta in una lingua antica, il dialetto, con tutte le emozioni e le sonorità misteriose che questo idioma suscita e racchiude. Che altro dire? Vi invitiamo con gioia a partecipare al piacere di questo bell'incontro. (EB)
Conosco Miro da molto tempo, in una vecchia foto siamo insieme, accanto ad un pallone più grande di noi allo stadio di San Mauro Pascoli. Io avevo tre anni e lui un paio di più, un divario che allora mi sembrava incolmabile. Poi ci siamo persi di vista, ed è stato proprio Pascoli a farci rincontrare quasi cinquant'anni dopo. In quell'occasione Miro mi ha convinto a scrivere delle musiche con le poesie di Pascoli come testo, cosa che a me non sarebbe mai passata per la testa. Cresciuto con il mito delle avanguardie e con la pratica della tecnologia elettronica sentivo Pascoli molto lontano da me. E invece scrivere quei pezzi è stata una gran bella esperienza che mi ha fatto scoprire quanta bellezza e modernità c'è ancora in quelle poesie, e quanto queste possano andare alla pari addirittura con la musica elettronica. Date queste premesse, quando un anno fa Miro mi ha proposto di scrivere una parte musicale per il suo testo "la s-ciupteda" non potevo certo tirarmi indietro. Ed eccomi qua! Negli ultimi anni ho scritto una serie di musiche con testi in dialetto romagnolo e ho scoperto che il dialetto si adatta molto bene alla mia poetica musicale - e viceversa naturalmente. Penso che il dialetto e la mia musica abbiano in comune lo stesso senso atavico, l'espressività a volte anche dura, e sicuramente un certo senso epico. A differenza dei tempi di Pascoli però, sono convinto che oggi la musica e il teatro nascano dalla collaborazione e dal lavoro collettivo e non tanto dal lavoro di una mente solitaria. Ogni artista vive oggi in una società interconnessa e non chiuso in se stesso. Ogni opera d'arte perciò è il frutto di un lavoro collettivo e complesso, in cui ognuno porta la sua esperienza e il suo pezzetto di conoscenza. Elena e Paolo sono due interpreti straordinari con cui ho condiviso varie esperienze, e trovo in loro (forse inconsce) queste stesse aspirazioni. (Luigi Ceccarelli)
Conosco Miro da molto tempo, in una vecchia foto siamo insieme, accanto ad un pallone più grande di noi allo stadio di San Mauro Pascoli. Io avevo tre anni e lui un paio di più, un divario che allora mi sembrava incolmabile. Poi ci siamo persi di vista, ed è stato proprio Pascoli a farci rincontrare quasi cinquant'anni dopo. In quell'occasione Miro mi ha convinto a scrivere delle musiche con le poesie di Pascoli come testo, cosa che a me non sarebbe mai passata per la testa. Cresciuto con il mito delle avanguardie e con la pratica della tecnologia elettronica sentivo Pascoli molto lontano da me. E invece scrivere quei pezzi è stata una gran bella esperienza che mi ha fatto scoprire quanta bellezza e modernità c'è ancora in quelle poesie, e quanto queste possano andare alla pari addirittura con la musica elettronica. Date queste premesse, quando un anno fa Miro mi ha proposto di scrivere una parte musicale per il suo testo "la s-ciupteda" non potevo certo tirarmi indietro. Ed eccomi qua! Negli ultimi anni ho scritto una serie di musiche con testi in dialetto romagnolo e ho scoperto che il dialetto si adatta molto bene alla mia poetica musicale - e viceversa naturalmente. Penso che il dialetto e la mia musica abbiano in comune lo stesso senso atavico, l'espressività a volte anche dura, e sicuramente un certo senso epico. A differenza dei tempi di Pascoli però, sono convinto che oggi la musica e il teatro nascano dalla collaborazione e dal lavoro collettivo e non tanto dal lavoro di una mente solitaria. Ogni artista vive oggi in una società interconnessa e non chiuso in se stesso. Ogni opera d'arte perciò è il frutto di un lavoro collettivo e complesso, in cui ognuno porta la sua esperienza e il suo pezzetto di conoscenza. Elena e Paolo sono due interpreti straordinari con cui ho condiviso varie esperienze, e trovo in loro (forse inconsce) queste stesse aspirazioni. (Luigi Ceccarelli)