Leo Tolstoy Museum-Estate "Yasnaya Polyana" (Russia) - 7
luglio 2012
alle tastiere Luca Matteuzzi, al sax Max Piani
brani da:
Inferno I, II, III, V, XIII, XXVI, XXXII, XXXIII, XXXIV
Purgatorio XXVII, XXX
Paradiso I, XXXIII
Non
c'è nulla di rivoluzionario o di nuovo, nel proporre una rilettura di
alcuni brani della Divina Commedia di Dante Alighieri. La forza di
quest'opera l'ha resa fonte di ispirazione di molti attori, cineasti,
scrittori, poeti. La complicità che Dante riesce a stabilire con i suoi
lettori, insieme ad una avvinta partecipazione al racconto, tutto
teatrale e tutto intimo, del suo viaggio, è basata anche sulla
coraggiosa esposizione dell'unicità, declinata per ogni essere vivente,
delle sensazioni da esso provocate.
Dante è totalmente autobiografico
nel riferire del suo sogno, ma la maestria con la quale inventa la
lingua, le espressioni, le strutture, rivoluzionando ogni convenzione
per aderire a quanto vuole esprimere, rende universale e inossidabile
ogni particolare. Allo stesso tempo, sentiamo e amiamo il rischio stesso
della sua avventura artistica, nella quale usa tutta l'arte a sua
disposizione per rivelare la nudità di un uomo che ha perso 'la diritta
via' e che, attraverso questo consapevole sperdimento, riesce a varcare
soglie imprevedibili.
C'è molta musica nelle parole di Dante e non
vorremmo che il nostro omaggio sembrasse arrogante, visto che si tratta
di una tessitura che prevede voce, pianoforte e sax.
Non vogliamo
aggiungere nulla, anzi. La musica diventa un veicolo, attraverso il
tempo, per aiutarci a ritrovare l'entusiasmo per la lingua dantesca,
sperimentale, irragionevole, irta di cultura e immediatamente dopo
vertiginosamente comica.
Unire i versi ad un suono contemporaneo ha
il valore di un esperimento di comunicazione attraverso i secoli,
nonostante la morte, coscienti di un abisso d'arte che ci separa e di
una affinità del sentire che ci avvicina.