NAUFRAGHI DEL BAR CALYPSO

esito finale del percorso di formazione progetto "Autobiografie di ignoti"

Teatro degli Atti, Rimini - ottobre 2005


con gli attori dei seminari di formazione I, II, III
Giovanni Belvisi, Damiana Bertozzi Fraternali, Sara Bocchini, Serena Brindisi, Nicoletta Fabbri, Livia Gionfrida, Alessandra Gori, Nancy Grande, Elisabetta Marconi, Simona Matteini, Stefania Pollastri, Pier Paolo Paolizzi, Francesca Russo, Stefano Taccini, Franco Cece Zoli 

musiche originali e tastiere Andrea Agostini
responsabile impianti Pier Paolo Paolizzi
organizzazione Maurizio Argàn
direzione Elena Bucci

Serra Teatro, Teatro della Centena, Le belle bandiere, Sagra Musicale Malatestiana, l’Arboreto Mondaino
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Da tempo affascinata dalla moltiplicazione degli eteronomi di Fernando Pessoa, dal moltiplicarsi delle visioni del mondo e delle personalità evocate da Virginia Woolf e dalla tentazione di vederli fratelli nella tensione a vivere tanto intensamente da non poter sopportare la vita, sono stata guidata da una sequenza di incontri e apparenti coincidenze a disegnare un progetto che, a sua volta, pur essendo uno, si moltiplica.
Infatti comprende un mio assolo con musici, un barista e un pittore, un cortometraggio, uno spettacolo con cinque attori e un evento particolare con un gruppo di attori più numeroso e un musicista compositore.
Tutti i lavori sono ambientati in un bar, che potrebbe essere lo stesso in epoche diverse. L'ora è sempre notturna e i personaggi che lo abitano si perdono nelle biografie altrui come nella continua reinvenzione della propria. Si trovano ad allentare i confini usuali che delimitano l'io per lasciare uscire le molte vite di ognuno e per lasciarsi invadere dalle molte vite degli altri.
A volte il bar sembra coincidere con isole di calore, a volte diventa specchio di una sensibilità contemporanea orfana di visioni per il futuro, a volte sembra una zattera per profughi che sognano utopie.
’Naufraghi del bar Calypso’ è la parte del progetto dedicata ad un evento che raccogliesse gli esiti di un percorso di formazione iniziato a Pianoterra nel luglio 2004, poi proseguito nel Teatro Dimora dell’Arboreto nel dicembre 2004 e nel luglio 2005.
Proprio in quell’occasione ha preso forma l’intero progetto ‘Autobiografie di ignoti’.
La prima parte del lavoro è stata dedicata alla creazione di un gruppo che avesse un alfabeto comune e alla ricerca degli strumenti necessari ad indagare la propria autobiografia in funzione della creazione teatrale, evitando il rischio dello psicodramma. L’intento era quello di provocare un forte ascolto di sé e degli altri e di innescare un meccanismo di creazione e scrittura individuale, seppure sotto una forte guida.
L’esito è stato sorprendente e ha modificato il percorso di formazione. Mi è sembrato naturale portarlo verso una forma di spettacolo.

In occasione della prova aperta al Teatro Dimora, nel luglio 2005, abbiamo sperimentato tecniche di improvvisazione collettiva che hanno richiesto una disciplina fortissima e che riguardano tutte le parti del lavoro: dalla drammaturgia, alla regia, al montaggio delle scene, agli interventi musicali.

Quest’esperienza mi è sembrata talmente utile per formazione consapevole degli attori e per la mia ricerca sul teatro che, pur valutando i rischi dell’operazione, ho chiesto agli attori e al musicista di continuare a lavorare in questo modo anche per l’esito finale, come a voler rendere partecipe il pubblico di un processo quasi sempre nascosto: il continuo mutare del linguaggio emotivo del teatro, complesso sensibile molteplice, anche se si occupa sempre delle stesse identiche umane cose.